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Corna studiate 3


di iltiralatte
20.11.2023    |    1.874    |    2 7.7
"Mi misi a piangere ed Ivan, sollecito, cercò di consolarmi..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

Lella
Da quella sera, rassegnata, rinunciai all’idea di distoglierlo dai suoi libri.
Annoiata dalla televisione provai con il computer.
Navigai un po’ fintanto che capitai in una chat che mi impose un nick name.
Erano presenti contemporaneamente una decina di persone ed ognuna sembrava voler parlare per conto suo.
Restai ammirata da quella serie di messaggi che scorrevano velocissimi sul monitor, poi di colpo compresi: erano in corso 2 conversazioni indipendenti, una sul costo della vita e l’altra sulla qualità dei mobili di Cantù.
Qui la commerciante che era in me prese il sopravvento,
Io coi mobili ci vivevo.
Con qualche difficoltà all’inizio, poi via via più sciolta intesi dare le mie opinioni.
Fu naturale che, una volta inseritami, tutti prendessero in seria considerazione le mie opinioni.
In questo modo entrai nel gruppo e non da visitatrice estranea. Con un generico “Ci vediamo domani” od anche con semplici “Ciao” fui invitata a ripresentarmi per le serate successive quando mi congedai.
Guardando il monitor spento non potei fare a meno di pensare quanto fosse bello avere uno stuolo di persone che ti stavano ad ascoltare pendendo dalle tue lebbra per poter apprendere.
Mi sentivo più vicina a Dario e cominciavo a comprendere la sua passione per l’insegnamento.
Non me ne ero resa conto ma ero caduta in trappola.
Da quella sera, scordata la televisione ed ignorate altre distrazioni, la chat fu la mia compagna.
Un bacio distratto a mio marito e poi chat fino a mezzanotte.
Con un partecipante specialmente mi trovavo bene, un certo Lupaccio, con cui, dopo un po’, Rosellina (il mio nick) cominciò ad entrare in pvt.
Non me ne rendevo conto ma, queste conversazioni rigorosamente a 2 erano il prologo ad un vero e proprio innamoramento.
Una sera, poi, a seguito di una mia osservazione specifica sullo stato delle strade egli mi fece la domanda specifica: “Ma tu, si dove sei?”
Io “Di ****” Risposi prontamente
Lup “Anch’io! Senti Rosellina da tempo faccio un sogno: mi piacerebbe conoscerti di persona.”
Io “Anch’io avrei la medesime curiosità. Vuoi venirmi a trovare? Io ho il negozio di mobili in via ****”
Lup “D’accordo: domani vengo. Hai preferenze per l’ora?”
Io “Direi che verso le 16 va bene. A quell’ora la clientela è sempre molto scarsa e potremmo sederci e fare due chiacchiere indisturbati.”
Andai a letto viaggiando su una nuvola: avrei conosciuto Lupaccio.
Chissà com’era? Me lo immaginai giovane, palestrato, alto bello e con gli occhi azzurri.
Diedi un bacio distratto a mio marito, che già dormiva, e mi coricai al suo fianco.
Per tutta la notte, sia che mi destassi, sia che sognassi, non riuscii a liberarmi da quel pensiero: “Domani avrei conosciuto Lupaccio.”

Sono le 16: l’ansia non mi è ancora passata. Mi è stata compagna lungo l’arco di tutta la giornata.
Nel negozio entra un ometto: 40 anni circa, non particolarmente alto, stempiato e certamente bisognoso di una palestra.
Iva “Sto cercando Lella. Potete dirle che Lupaccio è arrivato per favore?”
Io e Flora (la commessa con cui ho sostituito Dario) ci guardiamo negli occhi.
Io “Sono io Lella: accomodati.”
Poi rivolta a Flora : “Stasera chiudo io, sei libera di andare se vuoi.”
Lei mi guarda in modo strano, neppure avesse subodorato qualche cosa e mi lascia.
Iva “Mi chiamo Ivan, piacere di conoscerti.” Porgendomi la mano
Io “Il piacere è tutto mio. Lella.!”
Cominciamo a parlare di noi con sempre maggiore confidenza.
Apprendo così che realmente ha 40 anni, che è sposato e che è al culmine di una prorompente disistima di se stesso.
Io “Tutti a me capitano i pulcini bagnati.” Ricordando il primo incontro con Dario: penso.
Comunque il tempo scorre veloce. Si è fatto tardi.
Abbasso le serrande del negozio e do appuntamento ad Ivan per il giorno successivo, Quindi corra a casa; Dario starà certi aspettandomi.
Mio marito è sempre immerso nei suoi libri: non si è neppure accorto del ritardo.
Con un sospiro di sollievo preparo la cena e lo chiamo a tavola. Egli, con un leggero brontolio per essere stato disturbato, arriva spazza il piatto velocemente e torna allo studio.
A me non resta che sparecchiare e dedicarmi alla chat, naturalmente col mio lupaccio.

Io ed Ivan cominciamo a vederci quotidianamente.
Lui attende che Flora abbandoni il negozio e subito dopo lui entra.
Il suo ingresso è per me il segnale che è ora di chiudere il negozio. Seduti alla mia scrivania facciamo lunghe chiacchierate conoscendoci sempre meglio.
Il tempo vola! Persino Dario si è accorto dei miei ritardi.
Mi invento del lavoro straordinario.
Dar “Ti capisco amore. So che ti manca la mia presenza in negozio. Presto potrò dare gli esami e a questo punto potrò tornare a darti una mano!”
… e si rituffa bei suoi libri.
Io vorrei gridargli:
Io “Non me ne importa nulla dei tuoi studi” Guadagno abbastanza per tutti e due! Io voglio che mio marito pensi a scoparmi,magari a mettermi incinta non altro.”
Ma lui oramai è partito con la testa. Anche se andassi alle sue spalle con un megafono in mano al massimo volume non mi sentirebbe.
Sconsolata torno da Ivan confermandogli l’appuntamento dell’indomani.
L’indomani mi sfogai con Ivan:
Io “Non riconosco più mio marito. Per lui sono diventata trasparente. Dice di amarmi ancora ma si comporta come se io non ci fossi. Sono disperata, non so più cosa fare!”
Ivan si alzò in piedi e mi abbracciò forte, forte.
Po mi ritrovai a piangere disperata sulla sua spalla.
Ivan trascorse tutto il tempo di quella giornata a consolarmi e, all’ora di lasciarlo, dopo aver sorsato col naso, gli stampai un grande bacio sulla guancia: se l’era proprio meritato.
Il giorno dopo Ivan si presentò in negozio in veste di cliente.
Iva “Vorrei poter tenere dei documenti segreti. Non ho sufficienti affari per giustificare una cassaforte ma avrei pensato ad un portagioie. Mia moglie ha già il suo ora ne vorrei uno per me. Hai qualche cosa?”
Gli mostrai la mia collezione di portagioie e, senza bisogno di andare su un catalogo, ne scelse uno di suo gusto tra quelli presenti.”
Iva “Questo mi piace proprio: lo prendo. Quanto ti devo?”
In quel momento apparve Flora per avvertirmi che era al termine della sua giornata lavorativa e mi sembrò decisamente spiazzata nell’udire la domanda di Ivan,
Flo “Scusatemi un istante. Lella io vado, Pensi tu a chiudere il negozio?”
Io “Si Flora, vai pure”
La lasciai uscire ed azionai le serrande, quindi mi rivolsi nuovamente ad Ivan:
Io “Nulla mi devi, omaggio della ditta Amico mio!”
Iva “Non è giusto, voglio pagare perché intendo uscire da qui rubando il gioiello più prezioso: TU. Ti rapirò e, rinchiusa qui dentro, ti terrò sempre con me.”
Mi avvicinai e gli diedi un lungo bacio, questa volta non su una guancia.
Ivan sembrò ritrovare l’ardore dei suoi vent’anni.
Rispose al mio bacio e cominciò a spogliarmi.
Io, persa nella sua bocca, lo lasciai fare.
I letti non mancavano certo.
Ne scegliemmo uno e facemmo l’amore stringendoci disperati, avremmo voluto entrambi compenetrarci, fonderci, diventare un essere solo, e la mia fessura era il mezzo per cominciare quella metamorfosi.
Avrei proprio desiderato che quel momento non terminasse mai ma finì ed in quel momento avvertii fortissimo il senso della colpa
Avevo tradito Dario e sapevo che lui non se lo meritava.
Lui studiava per sé e contemporaneamente per me.
Mi misi a piangere ed Ivan, sollecito, cercò di consolarmi.
Io “Vai via, per favore. Vattene e non tornare più.”
Tra i goccioloni lo vidi allontanarsi cogli occhi bassi.

Fine ?

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi.
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